Cos’è il PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale) e cosa prevede

Il PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale) prevede inclusione digitale e ambienti di apprendimento innovativi

Published: Giugno 22nd, 2023

Rinnovare la scuola, rendere la didattica più moderna, formare gli studenti per il mondo del lavoro: non sono temi nuovi, poiché la scuola, come palestra di vita, si interroga continuamente sulle evoluzioni della società, sulle nuove competenze necessarie per accedere al mondo professionale e sulle soluzioni da adottare per essere al passo con i tempi.

La nostra civiltà evolve sempre più velocemente, con le informazioni che viaggiano sulla fibra, e le persone che vivono qualunque evento – privato o pubblico – in real time, sui social, in streaming, con gli assistenti vocali e con tutto ciò che la tecnologia offre sin da bambini. È quindi inevitabile che la scuola sia coinvolta da questi cambiamenti.

I cambiamenti non sono iniziati ieri, perché è dal 2007 che si parla di innovazione digitale nella scuola italiana. Prima con l’introduzione delle prime LIM e le Classi 2.0 come base per i laboratori, poi con la Scuola 2.0 come nuovo approccio didattico e metodologico. Fino ad arrivare al PNSD – Piano Nazionale Scuola Digitale che risale al 2015, nato con la legge 107 detta della “Buona scuola”, in cui il MIUR ha adottato “il Piano nazionale per la scuola digitale, in sinergia con la programmazione europea e regionale e con il Progetto strategico nazionale per la banda ultralarga”.

Gli obiettivi del PNSD: l’Istruzione nell’era digitale

Con l’introduzione del PNSD nella scuola italiana, i legislatori hanno fissato alcuni punti sul significato di educazione nell’era digitale: “si tratta prima di tutto di un’azione culturale, che parte da un’idea rinnovata di scuola, intesa come spazio aperto per l’apprendimento e non unicamente luogo fisico, e come piattaforma che metta gli studenti nelle condizioni di sviluppare le competenze per la vita”, si legge nel documento ufficiale del MIUR.

Il PNSD ha un significato profondo. “In questo paradigma – proseguono dal Ministero -, le tecnologie diventano abilitanti, quotidiane, ordinarie, al servizio dell’attività scolastica, in primis le attività orientate alla formazione e all’apprendimento, ma anche l’amministrazione, contaminando – e di fatto ricongiungendoli – tutti gli ambienti della scuola: classi, ambienti comuni, spazi laboratoriali, spazi individuali e spazi informali. Con ricadute estese al territorio. Gli obiettivi non cambiano, sono quelli del sistema educativo: le competenze degli studenti, i loro apprendimenti, i loro risultati, e l’impatto che avranno nella società come individui, cittadini e professionisti. Questi obiettivi saranno aggiornati nei contenuti e nei modi, per rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente, che richiede sempre di più agilità mentale, competenze trasversali e un ruolo attivo dei giovani. Per questo servirà – e qui vi è l’investimento culturale e umano più grande – che tutto il personale scolastico, non solo i docenti, si metta in gioco, e sia sostenuto, per abbracciare le necessarie sfide dell’innovazione: sfide metodologico-didattiche, per i docenti, e sfide organizzative, per i dirigenti scolastici e il personale amministrativo. Gli strumenti per vincerle, e quanto meno accompagnarne il percorso, sono contenuti in questo Piano, e probabilmente non si esauriranno con esso”.

I tecnici che hanno redatto il PNSD sono stati lungimiranti, prevedendo appunto che gli strumenti necessari per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Piano sarebbero mutati nel tempo. E così è stato. Intanto, però, il documento ha delineato già nel 2015 una serie di punti fondamentali che sono alla base della rivoluzione digitale che ancora oggi è in atto nelle scuole con altri strumenti, tra cui il PNRR, che esamineremo in seguito.

Nel frattempo, presentiamo a grandi linee gli obiettivi principali del PNSD definiti dalla legge 107/2015, scanditi dalle 35 azioni suddivise in 4 ambiti (Connettività, Ambienti e Strumenti, Competenze e Contenuti, Accompagnamento), come riportato nel PNSD del MIUR:

1. realizzazione di attività volte allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, anche attraverso la collaborazione con università, associazioni, organismi del terzo settore e imprese;

2. potenziamento degli strumenti didattici e laboratoriali necessari a migliorare la formazione e i processi di innovazione delle istituzioni scolastiche;

3. adozione di strumenti organizzativi e tecnologici per favorire la governance, la trasparenza e la condivisione di dati, nonché lo scambio di informazioni tra dirigenti, docenti e studenti e tra istituzioni scolastiche ed educative e articolazioni amministrative del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;

4. formazione dei docenti per l’innovazione didattica e sviluppo della cultura digitale per l’insegnamento, l’apprendimento e la formazione delle competenze lavorative, cognitive e sociali degli studenti;

5. formazione dei direttori dei servizi generali e amministrativi, degli assistenti amministrativi e degli assistenti tecnici per l’innovazione digitale nell’amministrazione;

6. potenziamento delle infrastrutture di rete con particolare riferimento alla connettività nelle scuole;

7. valorizzazione delle migliori esperienze delle istituzioni scolastiche anche attraverso la promozione di una rete nazionale di centri di ricerca e di formazione;

8. definizione dei criteri e delle finalità per l’adozione di testi didattici in formato digitale e per la produzione e la diffusione di opere e materiali per la didattica, anche prodotti autonomamente dagli istituti scolastici.

PNSD, dall’inclusione digitale agli ambienti di apprendimento innovativi

L’attuazione del PNSD è un percorso lungo e complesso che in parte è stato già affrontato dalla scuola italiana. Ad oggi, alcuni punti fondamentali come la fibra e il cablaggio delle scuole, il registro elettronico e l’identità digitale – sia per studenti che per docenti – sono già realtà, anche se con alcune differenze tra scuola e scuola.

Tra i punti fondamentali per raggiungere gli obiettivi del Piano nel loro insieme sicuramente spiccano quelli legati all’inclusione digitale e agli ambienti di apprendimento innovativi, che sono la base di partenza per la realizzazione del progetto complessivo. Per inclusione digitale si intende il garantire l’accesso a fibra ottica, connettività e cablaggio interno a tutti gli studenti di ogni scuola, mentre per quello che riguarda gli spazi e gli ambienti per l’apprendimento si lavora su due livelli: il primo prettamente fisico, ovvero ripensare gli edifici in ottica sostenibile, collaborativa e versatile; il secondo riguarda un aspetto più ampio che include la metodologia dell’insegnamento e gli strumenti a disposizione degli alunni.

PNSD, a che punto siamo

Come già accennato, buona parte dei punti contenuti nel documento PNSD legato alla legge 107/2015 è stato realizzato, a partire da fibra e banda ultra-larga in ogni scuola, passando per il cablaggio interno delle scuole, fino alle politiche attive di BYOD (Bring Your Own Device), alla realizzazione dell’identità digitale diventata ormai consuetudine già dalla primaria e alla digitalizzazione amministrativa della scuola che adotta il registro elettronico nella stragrande maggioranza dei casi. Ma il PNSD non è solo un documento: si tratta di un vero e proprio manifesto del rinnovamento della scuola italiana che non si esaurisce con un po’ di dotazioni tecnologiche agli istituti scolastici.

Come specificato nel Piano, il PNSD è un work in progress verso il futuro, pensato per formare gli studenti e adattabile alle circostanze. Lo abbiamo visto con l’emergenza dovuta alla Pandemia, alla quale le scuole hanno risposto con strumenti inizialmente improvvisati e via via più affinati, fino all’introduzione della DDI – Didattica Digitale Integrata – come vera e propria metodologia didattica. E nel tempo, anche gli strumenti finanziari si sono evoluti con le necessità didattiche. Il PNSD, inizialmente finanziato attraverso i Fondi Buona Scuola, è stato attuato attraverso vari PON per la scuola nel corso degli anni.

Oggi, grazie all’iniezione di fondi Scuola 4.0 legati al PNRR – Piano nazionale di ripresa e resilienza, molte scuole possono accedere a finanziamenti importanti per rinnovare in maniera profonda le proprie dotazioni tecnologiche e non solo. PNSD e Scuola 4.0 non vanno letti come due provvedimenti separati, perché sono in realtà un continuum l’uno dell’altro. E proprio grazie al PNRR la trasformazione subirà un’accelerazione come mai visto prima. All’interno del progetto del PNRR, infatti, non troviamo soltanto la voce legata alla trasformazione degli spazi fisici ma anche quelle dedicate all’evoluzione dei processi di digitalizzazione e agli ambienti d’apprendimento innovativo con un approfondimento del PNSD/STEM o STEAM.

Ambienti di apprendimento innovativi: esempi

Abbiamo parlato di ambienti innovativi di apprendimento legati al PNSD, ma cosa si intende esattamente con questa definizione?

Ci viene in aiuto il sito dedicato del MIUR dove si legge che, relativamente all’Azione numero 7 del Piano, con la definizione “Ambienti di apprendimento innovativi” si intendono “ambienti e spazi di apprendimento attrezzati con risorse tecnologiche innovative, capaci di integrare nella didattica l’utilizzo delle tecnologie”.
Ma non solo. “Il nucleo dell’ambiente di apprendimento”, sottolineano ancora dal MIUR, “è costituito dalle relazioni organizzative e dalle dinamiche combinate di questi quattro elementi ed è fondato su principi e pratiche didattiche innovative che mettono al centro gli studenti con il loro impegno attivo, promuovono l’apprendimento cooperativo ben organizzato, prevedono docenti capaci di sintonizzarsi sulle motivazioni degli studenti, sono sensibili alle differenze individuali, pongono forte enfasi sui feedback formativi, promuovono l’interconnessione orizzontale fra aree di conoscenza e discipline. Uno “spazio di apprendimento” innovativo può oggi essere fisico e virtuale insieme, ovvero “misto”, arricchendo il contenuto della didattica di risorse digitali fondate sulla realtà virtuale e aumentata”.

Il documento ministeriale ci viene in aiuto anche nel definire quali sono le caratteristiche di un ambiente o spazio di apprendimento innovativo: “flessibilità, adattabilità, multifunzionalità e mobilità, connessione continua con informazioni e persone, accesso alle tecnologie, alle risorse educative aperte, al cloud, apprendimento attivo e collaborativo, creatività, utilizzo di molteplici metodologie didattiche innovative. Tali spazi si configurano come ambienti smart per la didattica, ecosistemi di apprendimento che rafforzano l’interazione studenti-docenti-contenuti-risorse”, specificano dal MIUR. Nella pagina dedicata è disponibile anche una Guida veloce per PNSD e rendicontazione.

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