Nel mondo della scuola l’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie, spronato dalle necessità pandemiche, ha avuto ed ha una duplice declinazione, caso del tutto particolare nel mondo della pubblica amministrazione; da un lato l’organizzazione del lavoro con lo smart working ed una maggiore flessibilità organizzativa e dall’altro l’aspetto legato alla digitalizzazione della didattica.
Sono due aspetti diversi, che spesso si sono confusi, e che meritano una attenzione ed una gestione particolare. È per questo, per la complessità della situazione che si trova a vivere il mondo dell’istruzione in questo momento di passaggio, che è nata la Rete Nazionale Scuole Smart, quale luogo di confronto, di ricerca e di studio, nonché di interlocuzione istituzionale, per traghettare la scuola italiana nella contemporaneità e porre fine, definitivamente, a quel gap tra scuola e società, tra scuola e mondo giovanile.
Per comprendere i termini del discorso e non lasciare spazio a facili strumentalizzazioni dai detrattori del cambiamento, è necessaria una premessa metodologica indispensabile: l’attività didattica a scuola è in presenza, su questo siamo tutti d’accordo, ma ovviamente oggi più che mai è necessaria una interazione digitale che sia concreta e quotidiana e vada ad integrare la didattica in presenza.
Una didattica digitale integrata porta enormi vantaggi, particolarmente nelle fasce relative alla scuola secondaria di secondo grado, tesi alla semplificazione della comunicazione e ad una maggiore incisività dell’azione didattica. Si tratta di innovazioni accelerate dalla necessità di prevenzione del covid-19, ma che costituiscono, evidentemente, il portato di un processo di elaborazione macro-culturale che si inserisce in una profonda trasformazione anche dell’assetto amministrativo e burocratico della scuola italiana.
Ovviamente quello che serve oggi è capacità di gestione dei cambiamenti, lungimiranza, prospettive di futuro all’insegna della contemporaneità, con quindi più formazione, con maggiori spinte istituzionali all’innovazione, cercando di facilitare il più possibile le relazioni tra didattica e tecnologie, come determinanti per il successo dell’istruzione formale.
Bisogna puntare ad una maggiore considerazione delle conoscenze tacitamente acquisite attraverso processi di apprendimento informale, anche grazie a strategie comunicative moderne in ambienti virtuali che facilitano l’apprendimento. Occorre una rivoluzione culturale che deve passare prima dai dirigenti scolastici e poi necessariamente dagli insegnanti. Infatti, in uno studio insuperato, sebbene datato, il ricercatore Fullan (2001), autore di una teoria sul cambiamento educativo, ha evidenziato come i vari stakeholder presenti a scuola, come dirigenti, docenti, studenti, genitori e personale tecnico possano e debbano supportare in modo congiunto il cambiamento. Serve, oggi più che mai, una pratica di reale trasformazione sul piano educativo attraverso sinergie istituzionali che impongono una multidimensionalità della sfida.
C’è poi l’altro aspetto, non meno importante, che è quello del lavoro agile, sul quale non si potrà più tornare indietro: finalmente si è toccata con mano una maggiore produttività, una diminuzione sostanziale dell’assenteismo, ed un grande e determinante contributo alle tematiche ambientali, con lo smart working anche per le istituzioni scolastiche, si ha anche un incremento della competitività ed una agevolazione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Centrale resta in questo discorso un necessario lavoro di ricerca agevolato dall’introduzione di percorsi di formazione, riqualificazione professionale e certificazione delle competenze. La scuola oggi è chiamata ad una grande sfida: tornare indietro vorrebbe dire minare il futuro del nostro Paese sul piano della competitività. Lo smart working non è più un obiettivo da raggiungere, ma una certezza, mentre sul piano della didattica il percorso è ancora lungo, ma nel giro di pochi anni dovrà andare a regime un modello nuovo che possa fare tesoro della positiva esperienza di questo difficile tempo e proiettare le giovani generazione in un futuro che la scuola ha il dovere di anticipare in una prospettiva realmente globale.