Realtà virtuale per la scuola: come usare un visore per la realtà virtuale

Come fare didattica innovativa con un visore per Realtà Virtuale

Published: Aprile 10th, 2023

Scuola e tecnologia sembrano essere diventate un binomio imprescindibile. Grazie ai fondi messi a disposizione dai vari PON prima e dal PNRR Istruzione adesso, le scuole italiane stanno acquistando device di ultima generazione per rendere la didattica sempre più inclusiva, interessante ed efficiente, il tutto con un pizzico di divertimento che non guasta mai. 

Così dopo la gamification per le materie STEAM, l’utilizzo quotidiano di display interattivi e la Didattica Digitale Integrata (DDI) entrata ormai nella consuetudine a partire dalla scuola primaria, ora è il momento della realtà aumentata e della realtà virtuale in classe. 

Ma prima di arrivare alla didattica in realtà virtuale e alla realtà aumentata applicata alla didattica, cerchiamo di fare chiarezza: che differenza c’è tra realtà virtuale e realtà aumentata? Si tratta di due tecnologie simili ma con caratteristiche diverse che spiegheremo in questo articolo.

Realtà virtuale e realtà aumentata, differenze tra le due tecnologie

Per comprendere la differenza tra Realtà Virtuale (VR) e Realtà Aumentata (AR) partiamo intanto dalle definizioni. 

La realtà aumentata (AR – Augmented Reality in inglese), è una tecnologia che necessita di un semplice dispositivo dotato di fotocamera (come uno smartphone o un tablet) per restituire immagini 3D e multimediali a partire da elementi bidimensionali. 

Non servono occhiali speciali per la realtà aumentata. Ad esempio, per i testi che lo prevedono e che sono spesso abbinati ad una specifica applicazione, inquadrando il QR code o attivando la app secondo le istruzioni fornite dall’editore, è possibile trasformare una semplice fotografia o illustrazione in una immagine 3D dotata di audio e animazioni.

Molto utile per le materie STEAM, la realtà aumentata può essere utilizzata anche a partire dalla scuola dell’infanzia, in quanto non prevede l’utilizzo di un visore 3d, ma soltanto l’ausilio di un device dotato di schermo e fotocamera. Il principio di fondo della realtà aumentata applicata alla didattica è quello della sovrapposizione delle informazioni (overlay in inglese), ovvero la possibilità di trasformare una semplice informazione analogica in una digitale 3D arricchita di elementi multimediali in grado di renderla più interessante e più efficace ai fini dell’apprendimento.

Immaginiamo ad esempio di utilizzare la realtà aumentata didattica per insegnare l’alfabeto della lingua inglese. La semplice lettera A, abbinata alla parola ABACUS e al disegno bidimensionale di un abaco, può prendere vita restituendo l’immagine di un abaco 3D con la scritta in rilievo e arricchirsi di audio con lo spelling della parola, il che rende l’esperienza di apprendimento dello studente sicuramente più completa e interessante, e di conseguenza più efficace nel fissarsi nella memoria.

La realtà virtuale (VR – Virtual Reality in inglese), invece, è molto più immersiva e necessita di un apposito visore VR (HMD – Head Mounted Display) per poterne fruire. Una volta indossati quelli che comunemente vengono chiamati occhiali 3D virtuali, anche se in realtà si tratta di un dispositivo multisensoriale molto più complesso di un semplice occhiale, ci si ritrova letteralmente immersi in uno scenario totalmente virtuale che riproduce le tre dimensioni e permette una vista a 360 gradi. In questo scenario, sarà possibile interagire con gli oggetti digitali e muoversi nello spazio attraverso i controller appositi o, nei modelli di visori più evoluti, anche direttamente con i movimenti del corpo.

Questo tipo di tecnologia, decisamente più complessa e impegnativa, è solitamente consigliata a partire dagli 8 anni, in quanto per fruirne è necessario indossare un visore per la realtà virtuale. Inoltre, l’esperienza è talmente immersiva e realistica da rendere difficile per un bambino troppo piccolo discernere realtà e digitale. Il Metaverso è un esempio di spazio virtuale accessibile esclusivamente in modalità VR.

In alcuni casi è possibile utilizzare per la didattica una terza tipologia di tecnologia, ovvero la realtà mista, che prevede un mix di realtà virtuale e realtà aumentata (in inglese Mixed Reality) dove le immagini in sovrapposizione della realtà aumentata (ologrammi) diventano interattive come nella realtà virtuale, rimanendo però facilmente e nettamente distinguibili, evitando quindi quell’effetto totalmente immersivo tipico invece della VR pura.

Come scegliere un visore per la realtà virtuale o occhiale VR

Premesso che un visore per la realtà virtuale di buona qualità ha un costo non indifferente, e che prima di acquistarne in quantità per una classe è bene documentarsi e rivolgersi a dei professionisti per farsi consigliare al meglio, attualmente esistono delle versioni di occhiali per la realtà virtuale più economici, adatti per i neofiti e per avvicinarsi a questa tecnologia per gradi. 

Il migliore visore VR per i principianti è il Cardboard di Google, un semplice visore di realtà virtuale per smartphone davvero ottimo per iniziare a scoprire questo mondo. Il costo contenuto e le performance accettabili lo rendono un buon visore 3D per le scuole, infatti, il progetto degli occhiali VR 3D Cardboard di Google rientra in quello della piattaforma Google for Education. È persino disponibile una guida su come realizzare in autonomia i propri occhiali VR Cardboard utilizzando materiali facilmente reperibili, e anche questo potrebbe essere un progetto divertente da realizzare in classe con gli alunni. Per utilizzarli in maniera semplice e immediata, su YouTube è disponibile un canale dedicato ai video fruibili in 3D mentre su Google Play sono disponibili varie App con contenuti immersivi per occhiali VR.

Realtà virtuale e realtà aumentata, come utilizzarle nella didattica

Utilizzare realtà virtuale e realtà aumentata nella didattica non richiede chissà quali abilità di programmazione. Certo, è necessario conoscere un po’ i software ed avere dimestichezza con la lingua inglese (molti software gratuiti sono disponibili solo in lingua inglese), ma una volta apprese le basi e fatto un po’ di esercizio, realizzare lezioni in realtà aumentata e realtà virtuale sarà un gioco da ragazzi. 

Si possono creare mondi virtuali per rendere più appassionanti le lezioni di storia e geografia, utilizzare ambienti già pronti come le immagini a 360° di Google StreetView per una lezione di storia dell’arte e trasformare un compito di ricerca in un vero e proprio percorso di storytelling.

Le possibilità sono infinite: i migliori VR hanno delle specifiche App con licenza ma le risorse gratuite disponibili online sono tantissime. Ad esempio, una buona app semplice da usare per farsi un’idea delle potenzialità di questa tecnologia è Cospaces, disponibile in versione free e con una libreria limitata di ambienti, personaggi, azioni e funzionalità personalizzabili, perfetta per iniziare a muovere i primi passi nella progettazione di un ambiente didattico 3D. 

Ovviamente sarà necessario pensare ambienti digitali adatti alla fascia d’età e ai diversi livelli di competenze. Certo è che i vantaggi dell’insegnamento con l’ausilio della realtà virtuale per la scuola sono senza dubbio innumerevoli, poiché permette di creare delle vere e proprie esperienze didattiche basate sul metodo di apprendimento “learning by doing”, decisamente più efficace del classico approccio “learning by book”.

Per chi volesse approfondire l’argomento e migliorare la propria preparazione su queste nuove tecnologie, sul sito Scuola Futura sono disponibili diversi percorsi formativi per il personale scolastico sulle competenze digitali per la didattica in realtà virtuale e per la realtà aumentata applicata alla didattica organizzati dai Future labs e dalle scuole polo individuate dal Ministero dell’Istruzione nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR.

AR e VR in classe, benefici per gli alunni

Le tecnologie di realtà aumentata e realtà virtuale applicate alla scuola, oltre ad offrire esperienze didattiche coinvolgenti e stimolanti, aiutano gli studenti a sviluppare le soft skill come il pensiero computazionale, il problem solving e sicuramente ad incrementare le proprie competenze digitali, diventate oggi fondamentali tanto quanto la matematica e l’italiano.

L’utilizzo di visori VR o sistemi di AR in classe non prevede una sessione one-to-one: collegando il device VR al display interattivo dell’aula, l’alunno che indossa gli occhiali VR proietta quello che vede direttamente sullo schermo interattivo della classe, condividendo con il resto degli alunni la sua esperienza di sessione didattica – anche se non in modo immersivo – e fornendo spunti di dibattito e di approfondimento con tutta la classe e il docente.

Vuoi saperne di più sulle migliori tecnologie per la scuola?
Chiedi una consulenza gratuita agli esperti Promethean