Tutti ne parlano ma nessuno lo vede: lo Spazio Europeo dell’Istruzione. Idea partorita a Göteborg, in Svezia, nel 2017 dai leader europei ma, a distanza di quattro anni, ancora in gestazione, a parte i primi pacchetti di misure adottati nel 2018 e nel 2019. Mentre in Italia continuano ad alternarsi governi che provano a disegnare riforme, la linea comune europea continua a mancare. Come è noto, negli “orientamenti politici per la prossima Commissione europea 2019-2024”, la presidente della Commissione von der Leyen si è impegnata a realizzare lo spazio europeo dell’istruzione entro il 2025. Di fatto, per disegnare la road map di un futuro per l’istruzione e della formazione in Europa servono idee chiare.
Il 9 dicembre si terrà il quarto vertice europeo sull’educazione dove i partecipanti di tutta l’UE discuteranno idee e migliori pratiche per lo sviluppo di sistemi sempre più moderni e inclusivi, in grado di rispondere alle sfide poste dalla transizione digitale e verde. Ma come si può, in un’Europa unita da anni, continuare a viaggiare da soli? È chiaro che è sempre più urgente uno Spazio europeo dell’istruzione in linea con Next Generation EU, capace di promuovere la collaborazione tra gli Stati membri per arricchire la qualità e l’inclusività dei rispettivi sistemi di istruzione e formazione.
Che la cooperazione europea funzioni lo dimostrano i risultati del Programma Erasmus+ registrati nel nostro Paese: negli ultimi sette anni, sono stati coinvolti in esperienze di mobilità a fini di apprendimento oltre 500 mila ragazzi e professionisti dell’istruzione e della formazione italiani. Erasmus+, strumento chiave a sostegno dello Spazio europeo dell’istruzione, funziona talmente bene che, seguendo il successo del ciclo appena concluso, è ora in partenza un’implementazione qualitativa, un’intensificazione degli sforzi da oggi al 2027 per offrire maggiori opportunità ad un numero ancora più elevato di persone, puntando ad una società più inclusiva, green e digitale. Per questo è stato finanziato con oltre 28 miliardi di euro, una cifra quasi doppia rispetto a quella della precedente programmazione: gli scambi ora sono possibili anche al di fuori dell’Europa, ci sono progetti di cooperazione e scambio transnazionale, sono aumentate l’inclusività per le persone con minori opportunità e l’accessibilità per le piccole organizzazioni, per rafforzare il senso di cittadinanza europea.
Cinque sono le domande che affrontate il 9 dicembre nell’EduSummit 2021: come migliorare il settore dell’istruzione a vantaggio di tutti? Come si può rendere l’istruzione più inclusiva ed equa, dall’educazione e cura della prima infanzia all’istruzione superiore e all’apprendimento degli adulti? Come migliorare il benessere di insegnanti e alunni? In che modo gli investimenti intelligenti possono portare a istruzione e formazione di alta qualità? Cosa si può fare per portare avanti le trasformazioni green e digitali del settore?
Per la realizzazione dello Spazio Europeo dell’istruzione entro il 2025, la Commissione individuò, il 30 settembre 2020, sei dimensioni: qualità, inclusione e parità di genere, transizioni verde e digitale, insegnanti e formatori, istruzione superiore, dimensione geopolitica. Un passo successivo è stato fatto dal Consiglio il 18 febbraio di quest’anno con l’approvazione di una risoluzione su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione verso uno spazio europeo dell’istruzione e oltre (2021-2030). Si tratta di lavorare in sinergia con l’agenda europea per le competenze (la nuova politica quinquennale in materia di istruzione e formazione professionale) e con lo spazio europeo della ricerca per mettere a frutto la conoscenza, rendendola il fondamento della ripresa e della prosperità in Europa. Riuscirà l’Italia a mettere sul piatto una proposta valida?