Il Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato da Draghi, è il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica.
Per far ripartire l’Italia, Draghi prevede investimenti per 222,1 miliardi di euro, dei quali 191,5 miliardi finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del NGEU e 30,6 miliardi previsti in un fondo complementare. Un intervento senza precedenti, con un 27 per cento del Piano destinato alla digitalizzazione, il 40 per cento per il contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento per la coesione sociale.
Tra i vari focus del piano, politiche per i giovani, politiche per le donne, la riduzione del divario di cittadinanza, pari opportunità per le persone con disabilità.
In questo quadro, la missione 1 punta ad avvicinare, semplificare e velocizzare l’amministrazione attraverso la digitalizzazione riducendo il divario territoriale esistente nel Paese. In che modo? Con interventi che andranno ad incidere sulla PA, sul sistema produttivo, sul turismo e sul sistema cultura per rilanciare la competitività e la produttività del Paese. Se andiamo infatti a vedere perché la nostra produttività è diminuita negli ultimi decenni (mentre in Europa è aumentata) troviamo, tra le prime cause, il basso livello di investimenti in digitalizzazione e innovazione. E’ su questo dunque che bisogna puntare per ridisegnare il futuro. Da una parte quindi, una riforma della PA, dall’altra il rafforzamento delle competenze digitali di base di chi deve accedere alla grande casa di vetro che la PA si appresta a diventare: investimenti sia sul capitale umano che sulle infrastrutture digitali, con interventi anche per modificare le regole di selezione dei dipendenti pubblici.
All’istruzione ed alla ricerca è dedicata la Missione 4 del piano che punta a potenziare, con un’iniezione di 19,44 i miliardi di euro, l’offerta dai servizi di istruzione e formazione a partire dalla fascia d’età 0 – 2 per arrivare fino alle università ed a rafforzare, con 11, 44 miliardi, la transizione dalla ricerca all’impresa: un totale di 30,88 miliardi.
In tema di servizi per la prima infanzia, siamo drammaticamente sotto la media europea di oltre 9,6 punti percentuali. Una mancanza che influisce notevolmente sulle possibilità lavorative delle donne, in particolar modo al sud e che Draghi tenta di arginare con un investimento di 4,60 miliardi di euro, puntando cosi a dare respiro alle famiglie per aprire a ricadute positive sia sul piano occupazionale che sulle possibilità economiche delle famiglie.
Per il miglioramento qualitativo e l’ampliamento dei servizi di istruzione e formazione il piano prevede 10,57 miliardi di euro. Per l’estensione del tempo pieno e delle mense 0,96 miliardi; 0,30 invece per le infrastrutture che renderanno finalmente possibile fare sport a scuola, un miliardo e mezzo per la riduzione dei divari territoriali nel primo e secondo ciclo della secondaria di secondo grado.
La Missione 4 prevede anche interventi per l’abbandono scolastico – che, secondo i dati del Miur raggiunge il 3.8 per cento nelle scuole secondarie di primo grado – per arginare la perdita dei talenti e dei ricercatori, per lo skills mismatch tra istruzione e domanda di lavoro che rende difficile, ad oggi, l’incontro tra le aziende che non riescono a trovare i profili richiesti e i disoccupati in cerca di lavoro; mezzo miliardo per le borse di studio per favorire l’accesso alle università, 0,96 miliardi per gli alloggi studenteschi che saranno oggetto anche di una nuova normativa.
Fondamentale è anche il rafforzamento degli ITS nel sistema dell’istruzione terziaria professionalizzante, seguendo il modello Emilia Romagna. All’orientamento verso l’università sono destinati 0,25 miliardi di euro, per dare modo ai ragazzi di capire veramente, con appositi corsi, cosa stanno andando a scegliere per il proprio futuro. Nella Missione 4 rientrano 830 milioni di euro per il miglioramento dei processi di reclutamento e formazione dei docenti; 800 milioni di euro per la didattica digitale integrata e per la formazione sulla transizione digitale del personale scolastico e 30 milioni di euro per la Scuola di Alta Formazione e formazione obbligatoria per dirigenti, docenti e personale amministrativo che sarà normata da una legge prevista per il 2022.
Per ampliare le competenze e potenziare le infrastrutture, Draghi ha inserito nella Missione 4 una cifra pari a 7,60 miliardi di euro: 1,10 miliardi per nuove competenze e nuovi linguaggi, 2,10 miliardi per le scuole 4.0, 3,90 miliardi per l’edilizia scolastica, mezzo miliardo di euro per la didattica e le competenze universitarie avanzate. Alla riforma ed al potenziamento dei dottorati di ricerca sono dedicati 0,43 miliardi.
All’altro asse della Missione 4, “Dalla ricerca all’impresa” sono destinati 11,44 miliardi: 6,91 per il rafforzamento della ricerca e per la diffusione di modelli innovativi in sinergia tra università e imprese; 1,80 miliardi per finanziare il Programma Nazionale Ricerca (PNR) e per i progetti di Ricerca di Significativo Interesse Nazionale (PRIN); 600 milioni di euro per i progetti presentati da giovani ricercatori; 1,61 miliardi per partenariati allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese e per il finanziamento progetti di ricerca di base; 1,60 miliardi per il potenziamento delle strutture di ricerca e per la creazione di “campioni nazionali” di R&S su Key Enabling Technologies; 1,30 miliardi per la creazione e il rafforzamento di “ecosistemi dell’innovazione”. Completano la Missione 4, il sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico (2,05 miliardi di euro) e il potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione (2,48 miliardi di euro) nel quale rientrano 300 milioni di euro per le start-up, 600 milioni per i dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l’assunzione dei ricercatori dalle imprese e 1,58 miliardi per un fondo destinato alla realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione.
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