Gli insegnanti e il digitale

teacher and student using the Promethean ActivPanel for a Geography lesson in the classroom

Published: Luglio 12th, 2022

Il digitale e la scuola, un binomio non ancora accettato da tutti. Lo dimostra la polemica nata in seguito all’espressione usata in un convegno dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in merito ai nuovi corsi di formazione per docenti sul digitale: “In Italia, in 4-5 anni, dobbiamo riaddestrare 650mila insegnanti per andare incontro ad insegnamento adeguato al futuro digitale e all’interconnessione globale che si è ormai prospettato”.

Il digitale, e il periodo Covid lo ha dimostrato, non può più essere dissociato dalla scuola. E questo non per la presa di posizione di un ministro italiano ma perché tale è l’evoluzione della scuola a livello internazionale. Quello che accomuna i sistemi scolastici europei non è una medesima struttura organizzativa o un curricolo comune: sono gli obiettivi generali incorniciati in un quadro teorico condiviso, costituito dalla definizione contenuta nelle competenze chiave per l’apprendimento permanente e ripresa dalla European Digital Competence Framework for Citizens, noto come DigComp: il Quadro europeo delle competenze digitali per i cittadini, modello validato dalla Commissione Europea e costruito dal Centro Comune di Ricerca (JRC). Nella premessa all’ultima versione del DigComp – la recente versione 2.2 introduce un interessante aggiornamento – viene esplicitato che: “La competenza digitale fa parte del quadro delle competenze chiave per l’apprendimento permanente ed è interconnessa con altre competenze”.

In Italia il percorso è iniziato diversi anni prima del Covid: era il 2012 quando, nel profilo finale delle competenze delle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di istruzione si decise di scrivere che “lo studente ha buone competenze digitali, usa con consapevolezza le tecnologie della comunicazione per ricercare ed analizzare dati e informazioni, per distinguere informazioni attendibili da quelle che necessitano di approfondimento, di controllo e di verifica e per interagire con soggetti diversi nel mondo”. Era il 2015 quando partì il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), pilastro della riforma della Buona Scuola. Era il 2016 quando il Ministero lanciò il bando Curricoli Digitali per finanziare reti di scuole con specifici percorsi sulle competenze digitali. Era il 2018 quando la Commissione europea specificò, all’interno della Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio, che “la competenza digitale comprende l’alfabetizzazione informatica e digitale, la comunicazione e la collaborazione, l’alfabetizzazione mediatica, la creazione di contenuti digitali (inclusa la programmazione), la sicurezza (compreso  l’essere a proprio agio nel mondo digitale e possedere competenze relative alla cybersicurezza), le questioni legate alla proprietà intellettuale, la risoluzione di problemi e il pensiero critico”.  Ed anche il Piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027, delineato dalla Commissione europea, ha tra le sue priorità il miglioramento delle competenze e delle abilità digitali negli Stati membri. 

Si tratta ora di trainare in Europa la scuola italiana, purtroppo ancora indietro nelle classifiche internazionali: basti pensare che nel 2021 siamo risultati al 20esimo posto (su 27) nel rapporto DESI (l’Indice dell’Economia e della Società Digitali) con il quale la commissione europea monitora i progressi digitali degli stati membri. Abbiamo ancora una possibilità e stavolta non dobbiamo assolutamente perderla. Lo ha specificato, in una lettera inviata in questi giorni a tutte le scuole, Gianna Barbieri, a capo della direzione generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica del Ministero: “ICILS 2023, terzo ciclo dello studio dopo ICILS 2013 e ICILS 2018, è attualmente in corso. In questo breve periodo che ci resta prima della fase finale dello studio ICILS 2023 dobbiamo attivare ogni risorsa per far sì che gli studenti e i docenti arrivino più consapevoli a questo appuntamento internazionale. In questo modo, si potrà misurare, a livello Italia, un apprezzabile miglioramento delle competenze digitali dei nostri tredicenni, rispetto a quanto rilevato nell’indagine del 2018“.

Cosa è ICILS? È una indagine che sarà svolta nel 2023 tra studenti della secondaria di primo grado per misurare la cittadinanza digitale indagando due differenti aspetti della competenza informatica: la literacy digitale (la capacità degli studenti di usare il pc, trovare informazioni, comunicare attraverso le nuove tecnologie) e il pensiero computazionale (la capacità degli studenti di utilizzare i processi mentali per risolvere un problema su un computer o un dispositivo digitale). Questa indagine è stata preceduta da una prova sul campo che si è tenuta a maggio di quest’anno e che ha coinvolto circa 1200 studenti, senza risultati particolarmente brillanti per noi italiani. Le scuole erano state individuate su tutto il territorio nazionale rientranti nel campione elaborato dalla IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement) per la Prova sul campo (Field Trial). L’indagine vera e propria, Main Study, si svolgerà nel 2023 (ICILS 2023). Sarà un banco di prova per la scuola italiana.