Gli ambienti di apprendimento STEAM tra scuola, ITS e università

student engaging in science class

Published: Marzo 7th, 2022

Si sta lavorando molto, nelle scuole, sulla formazione diretta al personale docente nelle discipline STEAM (acronimo inglese di Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics), ma poco ancora si è detto sulla necessità di creare ambienti di apprendimento STEAM – fisici, virtuali e relazionali – in tutti i gradi di istruzione fino all’università. Di fatto, che piaccia o no, non esiste più un apprendimento puramente offline: il web 3.0 è alla base della cosiddetta Terza rivoluzione industriale e le tecnologie digitali rivestono un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. 

 Il mondo della scuola italiano è infinitamente variegato e tante sono ancora le resistenze al cambiamento, ma per orientarsi basta guardare ad alcune esperienze virtuose. L’Azione #7 del PNSD ha finanziato numerosi progetti per creare nelle scuole italiane ambienti di apprendimento innovativi. Nei percorsi di alta formazione post diploma sono tanti gli ITS ad aver investito in laboratori tecnologicamente avanzati, come l’ITS per le Nuove Tecnologie della Vita di Bergamo, guidato da Giuseppe Nardiello, dove nell’ultimo anno si sono diplomati 499 studenti con un tasso di occupazione al 96% ad un anno dal diploma e che ha attualmente 320 studenti in 7 corsi in via di svolgimento. Il successo di questo ITS sta nell’essersi posizionato come un hub che promuove innovazione e trasferimento tecnologico alle imprese del network e le sostiene in questo processo: in altre parole l’istituto è diventato un capocordata tra aule di didattica e aziende con contatti con il mondo delle imprese e della ricerca. È evidente che un tale ambiente di apprendimento si differenzia moltissimo dalle “tradizionali scuole” organizzate intorno a uno spazio fisico di apprendimento spesso poco e male curato, centrato sull’aula di classe, standardizzata e abbastanza triste. Così come è evidente che l’insegnamento delle STEAM richieda approcci didattici innovativi, la conoscenza e la pratica d’uso di applicativi e strumenti digitali mobili che permettono, per esempio, la realizzazione di esperimenti scientifici, in altro modo fattibili solo in un attrezzato laboratorio di fisica. Dal punto di vista degli studenti, ciò comporta la necessità di trovare una continuità di ambienti di apprendimento STEAM anche nel passaggio da un ordine all’altro, dalla materna all’università. Gli approcci STEAM sono particolarmente adatti agli alunni delle scuole di primo grado che devono acquisire le competenze di base, ma è ovvio che se poi si capita in una università priva di ambienti STEAM ci si troverà di fronte al tema della ricostruzione dei confini fisici del singolo individuo e del suo rapporto con la nuova idea di comunità: gli spazi innovativi e gli ambienti di apprendimento influenzano la trasformazione dell’apprendimento. Se si è abituati all’idea che scuola non significa più memorizzare fatti ma applicare la conoscenza, la ricerca e le abilità per risolvere problemi, come ci si può poi sentire in una università che diventa un salto all’indietro?

Abbiamo visto come l’emergenza COVID-19 e la didattica a distanza abbiano portato necessariamente ad una revisione delle modalità di lavoro modificando l’aspetto collaborativo e laboratoriale e come i FAB LAB siano diventati virali nel mondo, dalle università, agli hub di ricerca, alle imprese in quanto basati sulla consapevolezza che capitale tecnologico e capitale creativo diventano valori aggiunti a livello territoriale se raggiungono una forma socialmente diffusa e riconosciuta. Ora si tratta di fare un passo in più che coinvolga anche l’università negli ambienti di apprendimento STEAM, in un’ottica di transizione ecologica e digitale. Se nella scuola si sta procedendo in questa direzione, come dimostra il bando appena chiuso #HUBSTEAM finalizzato a promuovere l’adozione delle metodologie didattiche innovative da parte delle scuole secondarie di secondo grado – ideato dalle sei scuole  fondatrici del Movimento delle Avanguardie Educative: l’ISI “S. Pertini” di Lucca, scuola capofila, l’IIS “L. Pacioli” di Crema, il Liceo “A. Bertolucci” di Parma, l’ITE “E. Tosi” di Busto Arsizio, l’IIS “Savoia-Benincasa” di Ancona e l’ISIS “Europa” di Pomigliano d’Arco – è necessario che anche le università accelerino.

Modelli virtuosi che credono fortemente nelle STEAM ci sono, dalla Sapienza di Roma, alla Federico II di Napoli, alle università milanesi come la LIUC di Castellanza che ha fatto un incubatore digitale o la Cattolica di Milano. Il PNRR può veramente favorire la transizione digitale per trasformare scuole, ITS e università in ambienti di apprendimento innovativi.

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