Edilizia scolastica, cosa aspettarsi dal PNRR?

Published: Novembre 8th, 2021

È un’Italia tagliata in due quella che emerge dagli ultimi dati del rapporto “Ecosistema scuola”, realizzato da Legambiente.  Il lavoro analizza la qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi nel nostro Paese alla vigilia dell’ingresso, grazie al PNRR, di 17 miliardi di euro destinati al mondo della scuola.

Andiamo ai numeri, conteggiati su 7037 edifici scolastici di 98 capoluoghi di provincia per un totale di 1,4 milioni di studenti coinvolti: il 56% degli edifici del Sud ha bisogno di interventi urgenti, contro il 36% di quelli del Nord.  Il 4,1% degli edifici si trova in area sismica 1, il 30,9% in area sismica 2. È evidente che è qui che dovranno convergere molti fondi del PNRR. Le strutture scolastiche sono di proprietà dei Comuni, per le scuole di primo grado, e delle Province per le scuole di secondo grado. Enti che spesso si trovano a non avere, nei loro uffici tecnici, personale a sufficienza o comunque non specificamente formato in edilizia scolastica che, come sappiamo, è cosa ben diversa dalla progettazione di altre strutture: si tratta di spazi di apprendimento che devono rispondere alle esigenze reali delle scuole e non di aule – scatole che devono solo contenere alunni. Spesso accade che, nei casi di ristrutturazione o di progettazione, gli uffici tecnici non consultino i dirigenti scolastici per verificare di quali spazi abbiano bisogno, con il risultato che spesso, anche le scuole rinnovate non rispondano alle esigenze formative. È un tema sul quale riflettere: progettare una scuola senza consultare la scuola è come progettare una casa senza chiedersi a chi servirà e a quali esigenza della famiglia dovrà rispondere. Servirà dunque un sostegno anche per gli uffici tecnici ed una formazione tecnica sulle nuove modalità di edilizia scolastica, sulla quale esiste ampia letteratura ma che sembra ancora restare sconosciuta a molti Comuni: meno dell’1% gli edifici è costruito con criteri di bioedilizia e solo 387 classificati in classe energetica A.

Altro punto dolente è il certificato di collaudo: secondo il rapporto di Legambiente un edificio su due non ha un certificato di collaudo storico, di agibilità, prevenzione incendi.  A Napoli, per esempio, su 219 edifici scolastici sono 10 hanno un certificato di agibilità e sono solo 13 quelli con certificato di collaudo statico. Preoccupa anche il divario Nord – Sud sui principali servizi: le classi a tempo pieno sono il 43% nelle scuole del Centro-Nord contro il 16% del Sud-Isole; servizio mensa 65,5% contro 47,9%, servizio scuolabus 29% al centro nord contro il 13,6% del sud. Il servizio di pedibus è presente solo nel 5% delle scuole delle scuole italiane, concentrato nelle regioni settentrionali, il servizio di bicibus solo nello 0,2% delle scuole del Nord. Per quanto riguarda gli edifici presenti in strade scolastiche, il 10,8 % si concentra al Nord, il 5,3% al Centro contro il 4,1% del Sud e lo 0,0% delle isole. Altro dato riguarda gli edifici posti in Zone 30 vale a dire le zone residenziali a traffico moderato, o ‘calmo’ – introdotte negli anni ’70 in diversi Paesi nordeuropei – con il limite di velocità di 30 km/h: il 16,4% si trova al Nord, il 9,3% al Centro mentre il 20% si concentra al Sud e lo 0,0% nelle isole.

A fronte di questi dati resta un paradosso la responsabilità dell’edilizia scolastica addossata ai dirigenti scolastici: da anni si chiede un intervento legislativo che precisi le loro responsabilità nella gestione degli edifici scolastici e gli ambiti che sono invece di competenza degli enti locali per quanto riguarda gli aspetti strutturali degli immobili.   Secondo Legambiente sarà importante accelerare il percorso sulla verifica degli edifici, oggi effettuata solo sul 31,5% dalle amministrazioni. Bisognerà anche ridurre i tempi dei cantieri (mediamente 300 giorni).

Dove stiamo andando con il PNRR? Legambiente ha fatto i conti: i 500 milioni di euro annunciati dal ministro Bianchi per l’edilizia scolastica non saranno sufficienti. Anche se venissero destinati al solo campione di 7.037 edifici presi in considerazione nel Rapporto, si avrebbero circa 173.310 euro a edificio.   “Se dovessimo prendere la media percentuale di edifici che necessitano di manutenzione urgente emersa dalla nostra indagine (41%) e la applicassimo al numero complessivo di edifici scolastici italiani, circa 40mila, le risorse destinate a ogni singolo edificio supererebbero di poco i 30mila euro”, spiega il rapporto. In conclusione, la cifra prevista nel PNRR per la ristrutturazione degli edifici rischia quindi di incidere molto poco sul numero complessivo delle scuole italiane, se non vengono compiute scelte prioritarie.

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